Quando è nata la bicicletta elettrica? Storia e successo della pedalata assistita

Oggi le nostre città sono invase dalle e-bike. Ma sono un’invenzione così recente? Ecco quando è nata la bicicletta elettrica

Gli appassionati sognano gite fuori porta, i cittadini sognano di lasciare l’auto in garage, in favore di una pedalata all’aria aperta. Tra sconnessi percorsi di campagna e impervie traversate cittadine alcuni di voi potrebbero storcere il naso davanti alla fatica di pedalare per ore e ore. Nessun problema perché la tecnologia, come sempre nel nostro secolo, ci viene in supporto per alleviare la fatica e garantirci delle escursioni rilassanti. Come? Grazie alla bicicletta elettrica con pedalata assistita! Una rivoluzione relativamente recente ma che affonda le radici addirittura alla fine dell‘800! Quando è nata la bicicletta elettrica? Ecco la storia della pedalata assistita! Arrivare a e-bike economiche e funzionali come le NCM insomma, non è stato un passaggio semplice.

Una storia ultracentenaria

Se siete convinti che la bicicletta elettrica sia un mezzo di trasporto di giovanissima età vi sbagliate di grosso. Il padre putativo di questa invenzione si chiama Gustave Trouvè, ingegnere francese attirato dal sogno di creare un innovativo mezzo elettrico. La sua perspicacia lo portò il 19 aprile 1881 a far esordire per la prima volta un mezzo elettrico per le strade di Parigi. Sfrecciò per il centro della capitale francese, precisamente per Rue Valois, guidando un triciclo caratterizzato dalla presenza di un piccolo motore elettrico. Stupore tra i passanti, a metà tra l’incredulità e l’incomprensione. Il signor Trouvè aveva appena inventato l’antenato della moderna bicicletta elettrica da città ma, come spesso succede per i grandi geni, la sua trovata fu sottovalutata e l’invenzione non riuscì ad essere brevettata.

Quando è nata la bicicletta elettrica? Storia e successo della pedalata assistita
Già Trouvé immaginò, nell’800, l’avvento della pedalata assisita

I primi tentativi

L’ingegnere francese aprì però le danze ad una serie di tentativi interessanti. Qualche anno più tardi, nel 1895, il gentleman americano Ogden Bolton Jr per primo registrò il brevetto di una bicicletta con pedalata assistita. Il suo progetto altro non prevedeva che un motore posizionato sulla ruota posteriore della bicicletta il quale, una volta azionato, avrebbe garantito una pedalata più potente e performante agli utilizzatori. Sicuramente un concetto visionario, che però all’epoca non infiammò i cuori dei produttori e degli appassionati. Solamente oggi, più di cent’anni dopo, la storia riconsegna al signor Bolton Jr il merito che gli spetta, con la bicicletta elettrica che spopola nelle grandi città e nei garage dei ciclisti di nuova generazione.

Il brevetto di Odgen Bolton Jr, benché rudimentale e basilare, aprì un grosso varco nel cuore di scienziati e ingegneri, i quali presero a cuore l’idea di una bicicletta con la pedalata assistita. Sempre in America si registrarono diversi tentativi di affinare le iniziative di Bolton Jr. Ci provò un inventore di Boston, all’anagrafe Hosea J. Libbey, che brevettò una bicicletta alimentata da motori gemelli con controllore dei motori stessi. Obiettivo? Assistere la pedalata in salita. Sempre dal continente americano, senz’altro nei primi anni molto più attivo dell’Europa, arrivò un altro tentativo firmato dal newyorchese John Schnepf. La sua idea comprendeva il posizionamento di una frizione a rullo in grado di guidare la ruota posteriore. A cavallo degli anni ’50 infine fu il turno di Jesse D. Tucker, californiano che brevettò una bicicletta con un ingranaggio inserito all’interno del motore. In questo modo l’utilizzatore poteva tranquillamente decidere se pedalare con o senza l’ausilio del motore elettrico.

Spacelander, il primo prototipo di bicicletta elettrica

Eccitati dalle invenzioni provenienti d’oltreoceano finalmente anche gli appassionati europei iniziarono ad avvicinarsi all’idea di poter costruire una bicicletta assistita da un motore elettrico. Era il 1946 quando l’ingegnere britannico Benjamin Bowden lanciò sul mercato il prototipo denominato Spacelander. Il mezzo, dotato di una forma estremamente aerodinamica e avanguardistica, prevedeva la presenza di un motore a batteria in grado di ricaricarsi in fase di discesa e quindi poter garantire una spinta assistita in salita. Il mercato non rispose come sperato, anzi fu un vero e proprio flop. Ma l’idea fu tanto innovativa che oggi, per contro, ogni collezionista del settore farebbe carte false per avere in casa questo pezzo futuristico.

Quando è nata la bicicletta elettrica? Storia e successo della pedalata assistita
La storica Spacelander, la prima vera bicicletta elettrica della Storia

Un perfezionamento lento ma continuo

La proposta di Bowden fu scartata dal grande pubblico ma restò ben impressa nel cuore degli ingegneri che negli anni a venire tentarono di perfezionare il progetto. Nella seconda parte del ‘900 la spinta più grande, ça va sans dire, arrivò dal Sol Levante, con il Giappone in prima linea. Accorgimento necessario e iper produttivo fu la sostituzione della batteria classica, pesante e ingombrante, con accumulatori in nichel-cadmio. Nel 1989 la Yamaha introdusse la prima bicicletta elettrica commercializzandola nel 1994. Nel 1996 arrivò anche in Italia, seguita a ruota dalle produzioni di Aprilia (con il modello Enjoy) e di Piaggio (modello Albatros). Eravamo sul finire del secolo, ma per le biciclette a pedalata assistita altro non era che l’alba di una nuova vita.

La bicicletta elettrica oggi

Ma come sono oggi le biciclette con pedalata assistita? A dire il vero poco cambia dalle intuizioni incredibili di Bolton Jr sul finire dell’Ottocento. Le e-bike, questo il naming moderno, oggi sono molto complesse nella costruzione ma del tutto similari ad una normale bicicletta. La posizione del motore elettrico può variare (specie in quelle fai da te!) e quindi essere inserita nella ruota posteriore, nella ruota anteriore oppure sull’asse dei pedali. Ogni posizione porta con sé pro e contro e la valutazione sull’acquisto va effettuata calcolando le previste modalità di utilizzo. Non mancano nelle moderne biciclette elettriche degli elementi che aiutano a renderne più friendly l’impiego, come il sensore di pedalata, che ha il compito di comunicare alla centralina se si sta effettivamente pedalando per poter attivare il motore, il sensore di sforzo oppure il sensore di rotazione.

Un mercato in espansione

Come avete capito dai paragrafi precedenti la genesi dell’e-bika ha una storia lunga e tortuosa, caratterizzata da invenzioni geniali e scarso appeal sul mercato. Ecco perché è difficile definire con chiarezza quando è nata la bicicletta elettrica. Nonostante questo, se oggi possiamo garantirci lunghe pedalate senza appesantire il nostro fisico, dobbiamo ringraziare i tenaci ingegneri e inventori che nel tempo si sono accaniti per ideare un mezzo di trasporto smart e utile allo stesso tempo. Oggi il mercato delle biciclette elettriche conta dai 30 ai 40 milioni di pezzi venduti ogni anno e il recente termine “E-Bike” che le individua è uno tra i più ricercati sui marketplace. Le stime parlano addirittura di un mercato in vorticosa espansione che, rispetto al 2016, ha raddoppiato le vendite. L’utilizzo inoltre è diventato di uso così comune tanto che è stata promulgata una direttiva europea (2002/24/CE) con l’obiettivo di stabilire i parametri tecnici di ogni prodotto, tra i quali spiccano: potenza nominale massima del motore pari a 0,25 kW, alimentazione del motore prima ridotta e successivamente interrotta al raggiungimento dei 25 km/h e alimentazione motore interrotta prima dei 25 km/h qualora il ciclista smettesse di pedalare.


Biciclette elettriche consigliate

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Nilox X5 (City Bike)


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